7. Ottobre 2016

L’aiuto sociale va assicurato

Nella piena estate del 2015, i media hanno riferito del crescente numero di comuni che riducono l’aiuto sociale, che mandano via chi ha diritto all’aiuto sociale ed escono dalla Conferenza per l’aiuto sociale (CSAS). Come vede lei questa tendenza? E come si può fermarla?

Walter Noser: non si potrà fermarlo. Di conseguenza, negli anni a venire, la povertà sarà vieppiù gestita anziché combattuta. Infatti, saranno autorità profane a decidere in merito al diritto all’aiuto sociale e a giudicare in prima istanza anche i reclami. E, poiché niente cambierà, i costi dell’aiuto sociale peseranno, oggi come ieri, sul budget del comune anziché essere assunti dalla Confederazione. Fatto sta che non avremo in tempi brevi una legge quadro federale in materia di aiuto sociale. Non c’è politico o partito che intenda scottarsi le dita, toccando lo scottante argomento aiuto sociale.

Nel corso di quest’estate, i media hanno riferito di uno studio dell’Università di Berna secondo il quale il 26,3 percento delle persone aventi diritto al sostegno statale non ne fanno uso. Questa cifra si riferisce al canton Berna. Pare che nei comuni più piccoli e rurali governate dai borghesi, a rinunciare per vergogna, paura, pressione o ignoranza, sia persino il 50 percento degli aventi diritto all’aiuto sociale. Come giudica questo fatto? E cosa ci vuole per fare sì che i poveri superino questa paura delle autorità?

Walter Noser: spetta alle autorità andare incontro a chi è colpito dalla povertà, e non il contrario. Chi fa parte dei poveri, in base alla tassazione andrebbe informato, non solo del proprio diritto alla riduzione dei premi, ma anche alle altre forme di aiuto statale.

In Svizzera, molte persone diventano bisognosi dell’aiuto sociale dopo un incidente e le verifiche a sapere se hanno diritto a un rendita per invalidi dura fino a quattro anni. Questa lacuna del sistema sociale statale è assurda. Non ci sono soluzioni più ragionevoli?

Corinne Strebel Schlatter: fintanto che l’assicurazione sociale e l’aiuto sociale funzionano indipendentemente una dall’altro non cambierà nulla. Anni fa, i politici hanno invitato l’Assicurazione invalidi a risanare a fondo l’AI. A seguito del risanamento, gli ostacoli da superare per ottenere una rendita AI, per molti sono diventati insuperabili. Per cambiare questo, occorrerebbe esaminare a fondo l’intero sistema della sicurezza. A conti fatti, con la politica attuale si risparmia raramente, invece spesso si ridistribuisce semplicemente i compiti da una cassa all’altra.

Alcuni uffici competenti non sono disposti a pagare alle persone sussidiate un apprendistato o corsi di specializzazioni per uscire dall’aiuto sociale. Piuttosto corrono il rischio di veder i poveri costretti all’aiuto sociale fino all’età del pensionamento. Non è una soluzione lungimirante, ed economicamente è insensato. Quali soluzioni statali sono invece pensabili?

Walter Noser: gli uffici competenti dove spesso lavora personale sociale sarebbero magari disposti, ma poiché le autorità profane tendono a non pensare a lungo termine, si focalizzano sul budget annuale, la povertà la gestiscono anziché combatterla. La soluzione sarebbe avere delle autorità professionali.

Il suo manuale è pensato in primo luogo per chi è in povertà, per incoraggiarli e autorizzarli a difendere i loro diritti nei confronti delle autorità sociali. Lei scrive però che chi lavora negli uffici di socialità, presso fondazioni e amministrazioni di capitali, ed elaborano le domande di sussidi delle persone in povertà, spesso si trovano in difficoltà con le norme per l’aiuto sociale, diverse in ogni cantone e che si differenziano persino da comune in comune. Lei consiglia la lettura del nuovo manuale anche a loro, o che cosa dovrebbero comunque sapere?

Corinne Strebel Schlatter: gli specialisti devono leggere il manuale per sapere dove hanno problemi le persone che vivono di aiuti sociali. Il libro punta sulle tematiche e risponde alle domande che pongono ogni giorno nel Centro di consulenza del Beobachter. Il libro può far cambiare il punto di vista degli specialisti.

In Svizzera, nel 2014 hanno ricevuto aiuti sociali 261‘983 persone, 24‘488 in più rispetto a dieci anni fa. L’aiuto sociale è finanziato principalmente dalle imposte salariali. Quali modelli finanziari alternativi ritiene necessario e realisticamente fattibili? Occorre la tassazione delle transazioni finanziarie, dell’energia e del consumo? Il reddito di base può essere la soluzione? Oppure dovremo contare sulla comunità dove ogni singola/o abitante si riassume maggiore responsabilità per sé e per i propri figli, fratelli e sorelle, genitori e nonni?

Corinne Strebel Schlatter: negli ultimi dieci anni, il numero di chi riceve aiuti sociali corrisponde al 3 percento della spesa per la sicurezza sociale. Tanto più sorprende il fatto che l’aiuto sociale sia tanto sotto tiro. Ciò malgrado, si dovrebbe discutere anche modelli di finanziamento alternativi. Non tanto per considerazioni puramente politico-finanziarie, quanto piuttosto nel senso della professionalità e delle pari opportunità. Perché non si pensa d’assicurare l’aiuto sociale? Una legge quadro federale per l’aiuto sociale con il finanziamento sotto forma di un’assicurazione ridurrebbe drasticamente molti problemi attuali dell’aiuto sociale

Accanto al finanziamento della povertà già esistente, più importante sarebbe naturalmente evitare e prevenire la povertà potenziale e in agguato. Studi sulla povertà confermano che la povertà è, per così dire, ereditaria perché le opportunità di studi dei bambini di famiglie povere sono minori di quelle dei bambini di un ambiente di maggiore cultura. La direzione verso il benessere o la povertà in cui andranno i bambini è quasi prestabilita al momento della scolarizzazione. La formula magica sta dunque nella cultura nei primi anni dell’infanzia. Cosa ne pensa lei?

Corinne Strebel Schlatter: la cultura nella prima infanzia è un punto importante nella lotta alla povertà. Questi programmi aiutano a promuovere i bambini in età prescolastica per evitare che inizino la scuola con forti deficit. Da solo ciò non basta. Il nostro sistema scolastico conta molto sulla collaborazione dei genitori. Nel corso del periodo scolastico, la forbice fra i bambini di ambienti acculturati e fra le famiglie lontane da questi ambienti si apre molto. Anche il sistema scolastico deve occuparsi dell’argomento lotta alla povertà e promozione dei bambini di famiglie lontane dall’ambiente culturale e impegnarsi attivamente nella ricerca di soluzioni.